Artico, l'allarme di Greenpeace

I rifiuti di plastica non risparmiano nemmeno uno dei luoghi più remoti e suggestivi del mondo: l’Artico. È facile immaginare le bianche distese del Polo Nord come luoghi incontaminati, ma negli ultimi anni è sempre più facile trovare nelle acque e lungo le spiagge rifiuti provenienti da molto lontano.

I rifiuti di plastica viaggiano nei mari anche per migliaia di chilometri fino a minacciare una delle specie più a rischio, quella degli orsi polari.


 



Non solo questi animali soffrono gli effetti del cambiamento climatico che sta disintegrando il loro habitat e che rende sempre più complicati la ricerca di cibo e il riposo. Ora si aggiunge anche la minaccia della plastica!

Mammiferi marini, tra cui orsi polari, balene, delfini, trichechi e foche sono colpiti dall'ingestione o dall'intreccio con la plastica dispersa in mare. Animali feriti, vittime di soffocamento e di inappetenza causata dall'ingestione di rifiuti di plastica sono scene sempre più frequenti. Non vogliamo che i nostri occhi si abituino a queste scene di sofferenza anche nell’Artico!

Questa non è lotta per la sopravvivenza, è l’effetto inaccettabile di un crimine silenzioso e letale che si sta abbattendo in luoghi che meriterebbero tutta la nostra cura per l’importanza che hanno per la biodiversità e per l’equilibrio climatico del nostro Pianeta.

L’immagine dell’orso è anche una metafora drammatica: il cambiamento climatico è legato anche alla produzione di plastica monouso che non solo inquina i mari, ma, per la quasi totalità, viene prodotta a partire dal petrolio e dal gas fossile, alimentando l’emergenza climatica in corso. 

Un circolo vizioso che sta soffocando la vita del nostro Pianeta.

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